Dalla tradizionale “focara” ai fantocci bruciati alla fine del paese: paganesimo e cristianesimo a confronto

Sin dall’origine della sua scoperta l’uomo ha usufruito del fuoco: un bene cosi utile alla sopravvivenza delle varie generazioni che si sono susseguite nel tempo. Ci siamo da poco lasciati alle spalle le feste natalizie e tutto ciò che le richiama.  Molto caratteristica è la “focara” un grande fuoco acceso nella piazza del paese: grandi ceppi di legno inutilizzabili nel camino di casa sistemati a piramide che, accesi, danno origine ad uno spettacolo che da calore fisico e nel cuore di ogni persona. Ma da dove nasce questa tradizione? Come altri suggestivi particolari anche questo è stato ereditato dal paganesimo: la “focara” infatti veniva accesa in onore della nascita della divinità del sole. Pochi sanno infatti che nella notte del 24 dicembre veniva acceso questo grande fuoco per onorare il dio sole poiché quel periodo dell’anno corrispondeva al solstizio. Accendere il fuoco era un modo per richiamarlo e onorarlo: i popoli del tempo sin oggi anno conservato questa usanza; come allora, infatti, ancora oggi è usanza donare del legname, fascine di tralci di vite(sarmente) e ceppi molto grandi per dar vita ad uno spettacolo che segna l’antropologia stessa. Ma come mai un rito pagano diventò cristiano? In realtà come molte tradizioni, il rito della focara risale al precristianesimo, cosi con la venuta di Cristo si continuò a mantenerla viva dandole però un significato cristiano e anche qui si ritrova un altro grande segno: nei Vangeli non è indicata la data della nascita di Cristo: solo nel IV° secolo si trovò un documento in cui veniva indicato il 25 Dicembre, una data convenzionale. La nascita del dio sole è stata quindi sostituita dalla nascita Del Cristo, Luce del mondo. Una tradizione molto importante per la nostra società che racconta il modo di vivere di migliaia di popoli, cosi sentita che addirittura Dante nella Divina Commedia ne parla nel XXVIII Canto dell’inferno. Ma il bruciare è un rito propiziatorio: saltiamo qualche secolo ed arriviamo nel Savuto del 1600: pestilenze, colera e varie malattie decimano i borghi del tempo. In un periodo in cui le condizioni igieniche non erano il massimo ecco che si ricorre a riti per invocare l’aiuto dei Santi protettori. Quanti di voi hanno visto le bellissime “Pullicinelle” di Cellara? Grandi fantocci i cui segreti della loro costruzione sono gelosamente custoditi. Ebbene anche questa tradizione fu ereditata dal paganesimo: molti popoli celtici usavano questo rito per mandar via spiriti maligni e malattie. Cosi come nel precristianesimo, anche nel 1600 si ricorse a questa usanza molto probabilmente mai fermata nel tempo. Si costruivano questi grandi fantocci in paglia, canne e altro materiale, venivano fatti girare per le vie del paese a suon di tamburi e musiche popolari. Una grande processione li seguiva fino alla fine del paese dove gli si dava fuoco: segno propiziatorio positivo e quindi si dava il via ai festeggiamenti. È bello sapere che ancora oggi tanti giovani si dedicano a questo meraviglioso spettacolo che ricorda un passato non troppo lontano. Il fuoco ha sempre ricoperto un ruolo importante nella società: nella difesa, avvistamenti, riti propizi al popolo e non in ultimo elemento fondamentale per la vita.  La bellezza del Savuto è che riesce a conservare ancora tutto ciò e se vi capita di vedere le “Pullicinelle” o altri fantocci seguiteli sino alla fine del paese, li proprio vicino le chiese dedicate a San Rocco o edicole votive ma, come mai alla fine del paese? Questa è un’altra storia…